E' l'una di notte e sono da questa parte della porta,
dall'altra parte c'è la mia stanza e un pò di sonno.
Di qua, il computer mi chiede ancora 29 minuti di esportazione. Ne serviranno ancora per ricomprimere ed inviare via ftp.
Poi per qualche ora la bestia che è il lavoro di questi giorni se ne starà buona e mi lascerà riposare, per tornare a braccarmi domattina.
Sono qui, da questa parte della porta e ripenso a Marcellino.
Ho conosciuto Marcellino De Baggis anni fa nello studio del Babbo, che nella fattispecie non era il mio vero babbo ma una specie di essere mitologico dalla testa di monty python e dal corpo di Lee Van Cliff: cinturone, colt e risate fragorose.
Si era guadagnato il soprannome di Babbo nel modo più calssico: trattandomi come un figlio, ma questa è un'altra storia.
Anche il fatto che lo studio non andava benissimo è un'altra storia, ma per questo il Babbo affittava una parte dello studio a Marcellino e io l'ho conosciuto lì.
Montava fino a notte un suo lavoro, io montavo fino a notte le animazioni di Fucecchi dall'altra parte della porta, nella stanza accanto.
Una sera gli chiesi in prestito il registratore DVCAM per scaricare l'animazione su una cassetta da consegnare, fu il primo di una serie di favori bella lunga.
Iniziai a chiamarlo quando mi chiedevano un altro operatore per girare convention ed incontri, una volta in un centro commerciale dovette girare anche la mia parte mentre lasciavo andare la sbronza della sera prima nel bagno lì vicino.
No, non era una cosa molto professionale, da parte mia, ma ero un poco più che un ragazzo e anche questa è un'altra storia.
Lui un ragazzo non era, aveva già girato alcuni documentari, questo tra gli altri
Eppure, non avendo tanto lavoro all'epoca, era felice di seguirmi in alcune attività improbabili: era felice sempre di scambiare opinioni sul modo di riprendere un evento, era interessato alle animazioni che facevo: chiacchierare con lui era sempre costruttivo e piacevole.
L'ultima volta che l'ho sentito, ad aprile, gli ho parlato delle dirette streaming che facevo e lui si è congratulato, mi ha detto che gli sarebbe piaciuto tanto venirmi ad aiutare ed imparare come facevo.
Non l'ho più chiamato, ed ora che è tardi e sono davanti al computer ripenso a quando dall'altra parte della porta qualcuno condivideva con me quella cosa contro natura che era il lavoro di notte.
Ripenso a quanto sono fortunato, per averlo conosciuto e aver diviso un pò del mio tempo con lui.
Mi hanno detto che era in cucina o al bordo di una piscina, giocava con il figlio e poi si è accasciato.
Ho sentito anche che i medici pensano possa succedere, ad una persona come lui alta più di due metri dopo i quarant'anni.
A me sono venuti mille altri abbinamenti su caratteristiche fisiche, età, predisposizioni; nessuno mi ha fatto stare meglio.
E' successo ad agosto.
A fine novembre, invece, se n'è andato un altro documentarista più conosciuto a cui per molte ragioni mi sono sempre sentito molto affezionato, anche se non ho avuto il piacere come per Marcellino.
Era Vittorio De Seta.
Chi ha una passione per il cinema Italiano, in particolare per quello documentario, lo conosce già.
Magari perchè come me ha potuto studiarlo come un maestro all'università, e ha trovato nei suoi saggi alcuni consigli preziosissimi su come affrontare la passione per questo genere cinematografico.
Per gli altri, c'è youtube, wikipedia, ci sono un sacco di articoli, libri, film.
Io posto questo, anche se non è il lavoro più bello forse nè il più famoso, perchè il titolo mi aiuta a parlare meglio.
E si, una cosa che mi piace dei documentari è che ti aiutano a non dimenticare.
Marcellino e Vittorio stanno laggiù, o lassù, ora. Forse semplicemente là, nel cambio di prospettiva che gli permette, finalmente, di osservarci ancora meglio.
Peccato solo che non possano raccontare ancora: sarebbero, penso, storie bellissime.