Dalla stazione alla Stalla erano circa dieci minuti, al passo di Fede.
Al mio sarebbe stato qualcosa di più, ma allungavo per stargli dietro.
Avevamo il lavoro fisso in testa, in quel periodo. Così a volte si andava in silenzio.
Quella volta, invece, parla lui.
Fanno una festa, dice, dalle sue parti. Vedessi come esce matta la gente.
Stanno tutto l'anno a costruire scenografie enormi, inventarsi trabiccoli, rifare costumi d'epoca.
E' un palio, dice Fede, solo fatto coi micci, e già di per sè è divertente.
La parte più bella però è questa specie di ballo di scenografie a tempo, dove ogni contrada incastra questi macchinari e teli e scene di cartapesta aggiustate con lo scotch, correndo in mezzo allo stadio per non sforare dal cronometro.
Dice che se dovesse fare un documentario, lui, lo farebbe su quello.
Su cosa tenga unita tanta gente, e faccia impiegare loro energie e tempo senza l'ombra di una ricompensa.
Sul senso di appartenenza che questa festa crea, che di questi tempi non è poco.
Quei tempi erano sette anni fa. Sono cambiate le stazioni, le destinazioni, la gente.
Io e Fede stiamo ancora andando, e anche il Palio è cresciuto.
Il titolo è ancora provvisorio, ma ci piace: il Palio Scovato.
Per me e Fede, è una specie di nuovo sacrificio offerto al Dio del documentario, nella speranza
che continui ad accompagnarci.
Aggiungo il link al trailer, ne abbiamo fatto uno più lungo e più interessante, presto mettiamo su anche quello.
Il riassunto più bello di tutta la storia, come al solito, è il testo di un messaggio della Ale.
Insieme, che bella parola.
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